Grazie a Greta Thunberg abbiamo assistito alla nascita di nuovi movimenti giovanili ed oggi ho incontrato Nicolas, attivista cipriota che mi ha raccontato il suo punto di vista sul tema del cambiamento climatico.
Bentornati e, come promesso, ecco la seconda parte dell’intervista a Nicolas, attivista cipriota che mi ha davvero illuminato sul tema del cambiamento climatico.
Se vi siete persi la prima parte, potete cliccare qui e recuperarla!
Luca: Alla luce della recente e sorprendente partecipazione dei giovani alle proteste e agli scioperi in tutto il mondo contro il cambiamento climatico, sembra che ci sia speranza per il futuro. Stiamo assistendo a una crescente attenzione verso questi temi, ma perché pensi che ancora la maggior parte delle persone siano convinte di non poter essere parte del cambiamento?
Nicolas: Perché non credono credono in se stesse. Soprattutto a Cipro c’è la convinzione che le cose, come arrivano, così se ne vanno; è un modo per scoraggiare la gente dal farsi sentire ed alzare la voce, tutto passerà… A Cipro le persone non sanno come attuare un cambiamento e non si rendono conto di quanto il loro contributo potrebbe fare la differenze su diverse questioni. Il cambiamento deve iniziare dallo stile di vita; per esempio, ho visto molti video su come si pulisce una spiaggia, ma è stato quando ho preso parte ad uno di questi beach cleanup che mi sono reso conto di quanto sia estenuante dover pulire tutto l’inquinamento che creiamo; diciamo che se, almeno una volta nella vita, ti cimenti nella pulizia di una spiaggia, poi ci pensi due volte prima di sporcarla di nuovo. Quindi, un’educazione interattiva ed attiva è più che necessaria non solo per affrontare le questioni climatiche, ma anche per far capire alle persone di quale potere dispongono senza saperlo. Le persone non sanno di poter controllare il mercato: in un mondo governato dalla legge della domanda e dell’offerta, se idealmente tutti smettessimo di usare la plastica, allora la plastica non verrebbe più prodotta e la problematica ambientale legata all’abuso all’abuso di plastica scomparirebbe…è facile ma la gente non ne è ancora consapevole. Le nostre proteste per il cambiamento climatico dimostrano che non importa il sesso, il genere, la religione… siamo parte di un’unica unità, abbiamo cose in comune: ci sono ciprioti greci, ciprioti turchi, stranieri tutti insieme per la sopravvivenza del nostro pianeta… è impressionante!
L: Puoi farmi una lista di abitudini che vorresti condividere con i nostri lettori?
N: Reagisco molto male, ad esempio. quando vedo le persone buttare le sigarette per strada. È una pessima abitudine a Cipro. Io non starò zitto finché vedrò le persone fare cose sbagliate. Cerco di ispirare le persone a fare lo stesso che faccio io ed è molto gratificante incontrare persone che ti riconoscono come fonte di ispirazione. Ho un codice: “se puoi riutilizzare qualcosa, rifiutati di comprare” e si applica perfettamente ai sacchetti di plastica del supermercato; ho cercato di convincere la mia famiglia a smettere di comprarli e dopo vari tentativi posso dire che siamo sulla strada giusta. Cerco anche di educare più persone sulle questioni ambientali.
L: Nuove parole come riutilizzo, riciclo, upcycling stanno entrando nel nostro vocabolario…puoi dirmi di più?
N: Sì…con riutilizzo ci riferiamo all’uso ripetuto di qualcosa, per esempio le borse di plastica che utilizziamo per trasportare la nostra spesa; invece di comprare nuove borse, usiamo di nuovo quelle che abbiamo già; così facendo possiamo davvero avere un impatto sulla quantità di plastica nel mondo. Il riciclo è la pratica di riutilizzare oggetti che altrimenti verrebbero scartati come rifiuti e l’upcycling è la pratica di creare nuovi prodotti dai rifiuti o da oggetti che sarebbero destinati ad essere buttati oppure di adattare un prodotto esistente in modo tale da aggiungere valore allo stesso. Lo scopo dell’upcycling è ridurre i rifiuti e migliorare l’efficienza dell’uso delle risorse. Tra questi nuove pratiche, sicuramente il riciclo deve essere il meno preferito.
L: Hai mai pensato di creare qualcosa come un kit di strumenti o qualcosa di simile che abbia lo scopo di mostrare i rischi nei quali possiamo incorrere se continuiamo ad ignorare il cambiamento climatico?
N: Sì… stavamo pensando di creare una raccolta di materiale educativo per consentire alle persone di conoscere meglio le questioni ambientali; allo stesso tempo sono ancora convinto che le persone abbiano bisogno di toccare con mano le conseguenze negative delle loro azioni; per esempio, se si partecipa a una pulizia della spiaggia e vedi quanto è inquinata, allora la tua mente inizia a cambiare. Le cose pratiche e interattive sono da preferire, come i laboratori. Inoltre, suggerisco di andare a cercare documentari della comunità scientifica.
L: Ok. Ora immagina di avere di fronte a te il pubblico più scettico e di avere il compito di convincerlo che se ancora non è disposto a cambiare il proprio rapporto con l’ambiente, le cose possono mettersi davvero male. Che cosa menzioneresti?
N: Per l’isola di Cipro le conseguenze sarebbero: un aumento di 5°C entro il 2050, l’aumento del livello del mare di 1,5 m nei prossimi 80 anni e aria ancora più inquinata. I senzatetto e la classe bassa in generale faticherebbe a sopravvivere alle temperature esterne e la classe medio-alta vivrà 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con l’aria condizionata e questo renderà l’aria ancora più inquinata…un vero e proprio circolo vizioso. Possiamo perdere il turismo: Cipro vive di turisti, immagina se ci trovassimo a perdere le nostre spiagge a causa dell’inquinamento da plastica o dell’innalzamento aumento del livello del mare; o immagina quanto le elevate temperature scoraggerebbero i turisti dal visitare l’isola. Inoltre, gli eventi climatici estremi diventeranno più frequenti, gli oceani saranno più caldi, i pesci moriranno e i coralli moriranno lasciando le nostre coste senza protezione: una catastrofe! Ma la mentalità deve cambiare… e non lo dico per retorica. Pensa che, di recente, un ministro cipriota si è mostrato scettico nei confronti del divieto dei sacchetti di plastica monouso; era infatti più preoccupato all’idea che i turisti potessero trovare scomodo non utilizzarli, piuttosto che intenzionato a prendere in considerazione i benefici ambientali che una tale azione avrebbe potuto comportare!
L’intervista a Nicolas è stata molto stimolante perché ha messo in luce non solo cosa sia il cambiamento climatico, ma ha anche evidenziato quali sono le azioni che possiamo porre in essere per affrontare questo problema nella nostra vita quotidiana e quali sono le potenziali conseguenze di continuare a fingere che il problema non ci riguardi.
È molto ammirevole vedere il crescente impegno dei giovani, le proteste che nascono in tutto il mondo e la passione e la cura dimostrata dai giovani per il nostro pianeta.
Non abbiamo un pianeta B e dobbiamo fare del nostro meglio per preservare quello che ci è stato donato…
Seguendo l’esempio di Nicolas e del suo fantastico team possiamo davvero essere artefici di un impatto duraturo!